Non sorprenderà sapere che “Pig for Pikin” = “Maiali per i bambini” ruoti attorno ai maiali. Ma perché nel proposito di contribuire allo sviluppo delle comunità locali del Lower Fungom abbiamo scelto di fare così?

La risposta breve è: perché questo è quel che ci hanno chiesto le comunità del Lower Fungom. Racconteremo la storia della genesi di quest’idea in un post del blog. Qui, invece, vogliamo considerare le tante buone ragioni per cui un progetto di cooperazione allo sviluppo nel Camerun rurale ruoti intorno ai maiali.

I maiali richiedono un investimento limitato; sono prolifici e hanno un elevato tasso di produttività se messi a confronto con altri animali come i bovini. I maiali producono carne senza contribuire al degrado dei pascoli. La loro carne, inoltre, è particolarmente adatta alla trasformazione. Il maiale offre alla famiglia di agricoltori una dieta variegata e nutriente”. Tradotto e adattato da Dietze, Klaas 2011 “pigs for Prosperity”, FAO diversification booklet no. 15.

Incremento della domanda, un ciclo produttivo con margini di guadagno più elevati e un’alta redditività per unità di investimento sono tra i fattori chiave per l’aumento continuo di produzione di carne di maiali nei Paesi in via di sviluppo”. Tradotto e adattato da FAO 2012. Pig Sector Kenya. FAO Animal Production and Health Livestock Country Reviews no. 3

3 mesi, 3 settimane e 3 giorni: questa è la durata della gestazione di una scrofa, al termine del quale dà luce a 10-12 maialini. In un anno una scrofa può avere anche 3 gravidanze. In meno di un anno i maialini della razza scelta dalle comunità del Lower Fungom (la razza Large White) peseranno più di 100 kg. In breve: allevare maiali può rappresentare un’opportunità economica importante per piccoli allevatori.

Lo so: parlare di maiali solo in quanto fonte di reddito per la loro carne può sembrare crudele a molti. In Europa e negli Stati Uniti il vegetarianesimo e il veganesimo si stanno diffondendo, così come una più generale consapevolezza del diritto alla vita per tutti gli animali (un assunto centrale nella cultura dell’India per millenni). Ma questa è la nostra storia, non quella del Camerun né di altre aree dell’Africa sub-sahariana. Ed è quest’ultima ad interessarci qui.

Il Camerun da anni è in continua crescita economica. Al di là del PIL (cresciuto del 6% nel 2013), anche altre serie storiche di dati macroeconomici, come il numero di telefoni cellulari per 100 persone e l’indice di produzione da allevamento, possono aiutare ad avere un’idea di questo processo di crescita.

Sebbene la storia che sta dietro a questi dati superficiali sia complessa, possiamo trarne una conclusione: nella società camerunense sta crescendo la classe media. E qual è uno dei primi mutamenti nelle abitudini di chi si arricchisce? Mangiare carne, ovvio. Noi dovremmo saperne qualcosa visto che è proprio quel che è accaduto nelle nostre società nel secondo dopoguerra.

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Da Daniel, C. R., Cross, A. J., Koebnick, C., & Sinha, R. (2011). Trends in meat consumption in the United States. Public Health Nutrition, 14(4), 575–583. http://doi.org/10.1017/S1368980010002077

Attraverso questo progetto non stiamo promuovendo il consumo di carne ma stiamo tentando di connettere un’area rurale povera e marginalizzata ad un ciclo economico del mercato interno del Camerun. Mai in Lower Fungom si arriverebbe alle punte di crudeltà dei nostri allevamenti intensivi, e questo ci rassicura che quel che stiamo facendo promuoverà uno sviluppo economico sostenibile per l’area. Senza paternalismo e senza la morale della nostra società…